DUE GIORNI A DIDACTA

Alla Fortezza da Basso a Firenze dove si é svolta l’edizione 2024 di DIDACTA, la fiera annuale della Scuola

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Varcato l’ingresso della Fortezza da Basso a Firenze dove si é svolta l’edizione 2024 di
DIDACTA, la fiera annuale della Scuola, la prima sensazione é stata di disorientamento e
inadeguatezza!
Ovunque mi girassi vedevo robot di ogni dimensione, bracci meccanici, LIM, monitor, visori,
stampanti 3D, taglierine laser, sentivo parlare di realtá immersiva, realtá aumentata,
robotica, intelligenza artificiale, nella mia mente come un film passava solo la frase “Non ce la
puoi fare”.
Ed in parte é vero, rimanere al passo con la velocitá dell’evoluzione tecnologica é impossibile,
ma questo non ci deve impedire di rimanere curiosi e proiettati verso il futuro, consapevoli che
dobbiamo fare i conti con questi strumenti nella didattica, senza per questo pensare di dover
diventare dei tecnici esperti di ogni novitá tecnologica.
Il nostro compito primario di insegnanti rimane e rimarrá sempre quello educativo di
accompagnare i ragazzi nell’uso di queste potentissime realtá tecnologiche, facendo capire
loro che dobbiamo essere noi a dominarle e non farci guidare e influenzare da esse.
Siamo noi docenti che dobbiamo come primo passo definire con criterio qual é l’obiettivo
didattico e scegliere con attenzione quale strumento sia davvero il migliore per veicolare un
contenuto, sviluppare una competenza e motivare gli alunni e quale sia la tecnologia che
anche per noi insegnanti sia piú piacevole da imparare e piú adatta al nostro modo di
concepire una lezione.
L’uso degli strumenti tecnologici non deve mai essere fine a se stesso.
Ho anche compreso quanto sia fondamentale per non subire l’immagine che ci viene dato del
futuro fare lo sforzo di proiettarsi nel futuro, immaginando come potrebbe essere il mondo tra
50 anni e stimolare anche gli alunni a farlo, per condurli poi in un cammino a ritroso fino al
presente per individuare quali sono le azioni concrete che dobbiamo fare ora per arrivare a
quel mondo che ci siamo immaginati.
Solo cosí possiamo avere meno paura delle innovazioni tecnologiche perché comprendiamo
che siamo noi a poterle dominare e orientare mettendo in gioco le nostre competenze,
sentendoci protagonisti del cambiamento e non inermi spettatori.
Tutte le innovazioni tecnologiche hanno comportato degli strappi con il passato, ma ogni volta
l’uomo ha saputo ritrovare l’equilibrio, perdendo qualcosa ma guadagnando altro, ne é un
esempio l’invenzione della scrittura: con il suo avvento abbiamo perso un po’ la capacitá di
memorizzare ma abbiamo potuto fissare il nostro pensiero e tramandarlo.
Le nuove professioni cambieranno, si apriranno nuovi scenari, alcuni lavori spariranno, ma si
creeranno tantissime altre opportunitá e noi docenti dobbiamo allenare, preparare i giovani al
cambiamento per essere pronti ad accogliere i nuovi spazi che si apriranno per loro nella
societá.
Da questa esperienza mi porto a casa tanta energia, un po’ di idee, una sacca piena di
brochure illustrative e soprattutto la certezza, vedendo tanti insegnanti presenti, che la scuola
é viva, aperta, attenta ai giovani e alle loro esigenze.
Concludo con un frase di Don Lorenzo Milani:
“Il maestro deve essere per quanto può, profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli
occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in
modo confuso.”
Possiamo infatti usare tutti gli strumenti tecnologici possibili nella nostra didattica ma se non
guardiamo negli occhi i giovani se non facciamo sentire che ci importa di loro, del loro futuro,
ogni nostro intervento educativo sará un fallimento.
Non c’é educazione se non nella relazione e la relazione con i ragazzi possiamo costruirla solo
se ci sforziamo di entrare nel loro mondo fatto anche di cellulare, Tik Tok, video game e mondi
virtuali.
Prof.ssa Lucia Gallizia